Silvio Berlusconi ha ufficializzato l’intesa. La notizia era vecchia come il cucco, ma appena è stata formalizzata, Gianfranco Miccichè ha dovuto sopportare la domanda delle cento pistole: non avevi detto “mai più con Berlusconi”? Risposta scontata, Miccichè non è certo un pirla. Cose che si dicono in campagna elettorale, ha sostenuto, alzando le spalle, come si fa quando si ricevono domande scontate. Il bello è che ha ragione lui. I pentimenti, le abiure, le bugie, le smentite fasulle, le contraddizioni che farebbero arrossire anche un elefante, non provocano nessun sussulto, nessun moto d’animo, nessun imbarazzo in coloro che fanno la professione di rappresentanti, a vita, dei cittadini.
Non è questo “mai più” violato, dunque, che rende diverso Miccichè, è confutabile la sua scelta. C’è ben altro, e non riguarda né le sue consuetudini, né il suo pensiero debole. Questi sono affari di chi lo sceglie per rappresentare i suoi interessi.
Grande Sud, insieme ad altri soggetti politici ed a leader del variegato mondo di centrodestra, sta mettendo in piedi una lista meridionalista (I governatori della Calabria e della Campania, l’ex ministro Fitto, pugliese). Una Lega Sud, cui è affidata la missione di “drenare” i voti berlusconiani in libera uscita nel Mezzogiorno d’Italia.
Questa operazione politica, affidata a Miccichè, viaggia di pari passo con un’altra scelta strategica, ancora in progresso, ormai in dirittura d’arrivo: l’alleanza con la Lega Nord. Berlusconi, infatti, sta facendo carte false per avere con sé Roberto Maroni e la Lega Nord, giacché in Lombardia si svolgerà la madre di tutte le battaglie alle politiche di febbraio, a causa della dotazione parlamentare di cui la regione dispone (49 senatori, metà con il premio su base regionale).
In definitiva, la Lega Nord e la Lega Sud, comunque si chiami, saranno alleati. Cani e gatti, sulla carta. Fratelli serpenti, seppure per un breve tratto di strada, il tempo delle elezioni. E poi, in Parlamento?
La Lega Nord rappresenta in modo sciovinistico e anacronistico “il giardino di casa”, talvolta in modo sprezzante e perfino con venature razzistiche. Il leghismo è stato l’asse portante del governo “nordista”  Bossi-Berlusconi, con ricadute molto negative per il Sud e la Sicilia in particolare, come ha rilevato in più occasioni lo stesso Miccichè.
 Piuttosto che chiedere spiegazioni sulle promesse da marinaio, comuni alla politica politicante. È di questo matrimonio d’interesse che si dovrebbe chiedere conto e ragione a Miccichè e al suo dante causa, Berlusconi.
Le tattiche spregiudicate non dovrebbero sorprenderci più di tanto, in verità. I patrioti nazionalisti della destra – da La Russa a Storace –  fedeli al Cavaliere,  sono andati d’amore e d’accordo per anni nei governi regionali e nazionali con i padani indipendentisti che bruciano le bandiere tricolore.
Il fatto, tuttavia, che non ci si debba sorprendere di niente, non significa che bisogna fare buon viso a cattivo gioco e accettare l’inaccettabile. La Lega Nord è un avversario durissimo del Mezzogiorno. Come si fa a perorare la causa dei meridionali con l’aiuto dei trinariciuti sostenitori del Sud parassita?