Maroni: Ambrosoli, l'antimafia delle parole
La replica: con la Lega è arrivata la 'ndrangheta
Botta e risposta tra i due candidati sull'antimafia
LA «SQUADRA» LEGHISTA - Il leader della Lega (che incassa anche il sostegno del Partito Repubblicano milanese) presenta la squadra, «i magnifici ottanta» della lista per il Pirellone. Il sogno è questo, dice Bobo. Conquistare la Lombardia, creare la macroregione del nord e avviare la rivoluzione fiscale a partire da quel numero magico: il 75 per cento di tasse da mantenere sul territorio. Il tono è stentoreo, al Teatro Nuovo pieno di mille militanti in estasi: «Con una squadra così possiamo solo vincere e noi vinceremo in Lombardia perché questo è il nostro sogno. Vinceremo». Per festeggiare i lumbard torneranno all'antico: il pratone di Pontida li aspetta il 7 aprile, per celebrare la nascita del grande Nord a guida leghista. Si pensa già al dopo. Ai primi 100 giorni. E così si scopre che quando saranno a Palazzo Lombardia, i barbari sognanti sposteranno l'ufficio del governatore Maroni dal 35esimo al primo piano e cancelleranno la legge sui rimborsi elettorali. Fuori i giovani del Pd distribuiscono bicchieri di latte ai passanti, ironizzando sulla multe europee. Matteo Salvini, dentro, fa da padrone di casa. Applauso collettivo per Bossi e poi via con la presentazione della squadra. Il popolo lumbard ci crede, è ottimista. Applausi e ovazioni per tutti, fischi solo per Ambrosoli e il presidente della Repubblica, colpevole, secondo Maroni, di voler far calare il silenzio sulla vicenda Montepaschi.
IL PDL - Intanto, la macchina Lega-Pdl torna a girare a pieno regime. E la dimostrazione è la giornata milanese che vede protagonista anche Silvio Berlusconi. Il Cavaliere lancia i suoi «impegni» a livello nazionale in caso di vittoria (in platea però si notano le assenze eccellenti del governatore uscente, Roberto Formigoni, e del presidente della Provincia, Guido Podestà). Ma un pensiero va anche alla Lombardia. Alla sfida che vale doppia: decisiva per gli equilibri del Senato, fondamentale per difendere la roccaforte del centrodestra. Ecco perché qui si moltiplicheranno gli sforzi e i due leader si troveranno fianco a fianco il 18 febbraio. «Faremo una grande manifestazione insieme, io e Maroni», spiega nel breve tragitto a piedi che lo porta dal ristorante Mamma Oliva - dove ha pranzato con i suoi fedelissimi (brunch a base di pizza con mozzarella di bufala e antipasti con specialità campane) - alla residenza di via Rovani. «Va molto bene. I sondaggi ci danno vincenti. Maroni ce la farà», sparge ottimismo l'ex premier che ribadisce come invece il montiano Gabriele Albertini «non ha nessuna possibilità e sarebbe quindi utile si ritirasse». «Dopo la compravendita dei voti con la 'ndrangheta, che ha portato una persona a diventare assessore, ora siamo alla compravendita di voti con promesse farlocche: è la stessa formula mentale», taglia corto Ambrosoli.
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