martedì 5 febbraio 2013

Botta e risposta tra i due candidati a governatore per la Lombardia sull'antimafia


Maroni: Ambrosoli, l'antimafia delle parole
La replica: con la Lega è arrivata la 'ndrangheta

Botta e risposta tra i due candidati sull'antimafia

(Cavicchi)(Cavicchi)
MILANO - «Non ha mai fatto nemmeno il consigliere di zona. Uno che non ha nemmeno la patente A non può guidare una Ferrari come la Lombardia. Ci porta a schiantarci subito». Oppure: «Io sono l'antimafia dei fatti, lui quella del blabla». Ancora «Il giovane avvocato ha imparato subito la vecchia politica. Dice cose che diceva il vecchio De Mita, è il futuro che arretra». E per finire: «Vinceremo contro i fighetti che stanno nei quartieri alti». La raffica della domenica. Bobo Maroni è scatenato. Nel mirino, il candidato del centrosinistra alle regionali, Umberto Ambrosoli.
LA «SQUADRA» LEGHISTA - Il leader della Lega (che incassa anche il sostegno del Partito Repubblicano milanese) presenta la squadra, «i magnifici ottanta» della lista per il Pirellone. Il sogno è questo, dice Bobo. Conquistare la Lombardia, creare la macroregione del nord e avviare la rivoluzione fiscale a partire da quel numero magico: il 75 per cento di tasse da mantenere sul territorio. Il tono è stentoreo, al Teatro Nuovo pieno di mille militanti in estasi: «Con una squadra così possiamo solo vincere e noi vinceremo in Lombardia perché questo è il nostro sogno. Vinceremo». Per festeggiare i lumbard torneranno all'antico: il pratone di Pontida li aspetta il 7 aprile, per celebrare la nascita del grande Nord a guida leghista. Si pensa già al dopo. Ai primi 100 giorni. E così si scopre che quando saranno a Palazzo Lombardia, i barbari sognanti sposteranno l'ufficio del governatore Maroni dal 35esimo al primo piano e cancelleranno la legge sui rimborsi elettorali. Fuori i giovani del Pd distribuiscono bicchieri di latte ai passanti, ironizzando sulla multe europee. Matteo Salvini, dentro, fa da padrone di casa. Applauso collettivo per Bossi e poi via con la presentazione della squadra. Il popolo lumbard ci crede, è ottimista. Applausi e ovazioni per tutti, fischi solo per Ambrosoli e il presidente della Repubblica, colpevole, secondo Maroni, di voler far calare il silenzio sulla vicenda Montepaschi.
(Fotogramma) (Fotogramma)
LA RISPOSTA DI AMBROSOLI - Anche Ambrosoli non va per il sottile. L'avvocato rinfaccia al Carroccio il «peccato originale». Quell'assessore lombardo alla Casa, Domenico Zambetti, e le sue preferenze che sarebbero state pagate a esponenti della 'ndrangheta 50 euro l'una. «Non siamo noi che sedevamo in giunta con un assessore che aveva preso voti dalla criminalità organizzata», gli rammenta l'avvocato. Anzi, proprio su quella vicenda, Ambrosoli insiste. «Visto che i leghisti se l'erano presa con Formigoni per questo, il tornare ad abbracciarlo è una cosa che devono spiegare bene». E poi, da ministro, Maroni avrà pur «fatto cose importanti» nella lotta alle cosche, ma «non mi ricordo che prima del suo arrivo al Viminale, in Regione ci fosse più mafia di quella di oggi». «Le nostre proposte contro la criminalità organizzata sono concrete - spiega ancora - e partono dal non permettere l'ingresso dell'illegalità nei luoghi di potere».
IL PDL - Intanto, la macchina Lega-Pdl torna a girare a pieno regime. E la dimostrazione è la giornata milanese che vede protagonista anche Silvio Berlusconi. Il Cavaliere lancia i suoi «impegni» a livello nazionale in caso di vittoria (in platea però si notano le assenze eccellenti del governatore uscente, Roberto Formigoni, e del presidente della Provincia, Guido Podestà). Ma un pensiero va anche alla Lombardia. Alla sfida che vale doppia: decisiva per gli equilibri del Senato, fondamentale per difendere la roccaforte del centrodestra. Ecco perché qui si moltiplicheranno gli sforzi e i due leader si troveranno fianco a fianco il 18 febbraio. «Faremo una grande manifestazione insieme, io e Maroni», spiega nel breve tragitto a piedi che lo porta dal ristorante Mamma Oliva - dove ha pranzato con i suoi fedelissimi (brunch a base di pizza con mozzarella di bufala e antipasti con specialità campane) - alla residenza di via Rovani. «Va molto bene. I sondaggi ci danno vincenti. Maroni ce la farà», sparge ottimismo l'ex premier che ribadisce come invece il montiano Gabriele Albertini «non ha nessuna possibilità e sarebbe quindi utile si ritirasse». «Dopo la compravendita dei voti con la 'ndrangheta, che ha portato una persona a diventare assessore, ora siamo alla compravendita di voti con promesse farlocche: è la stessa formula mentale», taglia corto Ambrosoli. 

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