“Perché siamo così in ritardo nella conquista della libertà? Perché probabilmente siamo una delle borghesie più stupide d’Europa, con un ceto medio che preferisce non avere guai, lasciar fare lo Stato purché non rompa più di tanto le scatole”.
Ecco, Francesco Formenti, uno dei fondatori di Indipendenza Lombarda, la pensa così. E torti non ne ha. Il popolo lombardo non protesta per il pane, non affronta Bava Beccaris. Non manda a quel Paese più nessuno, non sfida lo Stato coloniale come nella baia di Boston. E’ piuttosto quel cuor di leone mancato che Manzoni pitturava per raccontare come don Abbondio accomodasse le cose.
Parlare di autodeterminazione dei popoli, in un momento di crisi, è difficile e non scalda i cuori, Formenti. Eppure in Europa questo processo è evoluto e di molto… E milioni di persone scendono in piazza per l’autodeterminazione.
“Sì, ma purtroppo il processo di maturazione degli altri popoli è iniziato molto prima. E’ vero, abbiamo avuto una consapevolezza che arriva da lontano. Abbiamo partorito i Comuni, a casa nostra è nata la libertà esportata in tutta Europa, poi però questo patrimonio è stato depredato, occultato, soprattutto nel momento in cui l’unità di Italia ha prevalso su tutto”.
Allora, mettiamola così. Abbiamo uno spirito assopito…
“Il Risorgimento è stata un’occasione persa, abbiamo dato le chiavi di casa ad un altro padrone, alle massonerie con e senza titoli… ma non è con un esame di storia che si risvegliano le coscienze”.
Il risveglio delle coscienze è un tema centrale mentre è proprio la democrazia apparente a mettere a repentaglio le nostre libertà. O no?
“Ti cito questo. “La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta”. Theodor Adorno, Minima moralia, 1951. Allora, noi siamo apparentemente liberi di scegliere e sappiamo, perché cretini non siamo, che così non è. Io vedo un lavoro di più generazioni davanti a noi. La difficoltà politica non è proclamare la nostra autonomia, la libertà di essere come vogliamo essere, ma far capire che solo l’indipendenza rende autonomi. Altrimenti sono concessioni. E una concessione, anzi, una remissione, è, appunto, lavorare, pagare le tasse purché lo Stato non mi venga a disturbare. No, sono io a dover decidere come sono le mie tasse, perché le pago. Ha senso che io debba rinunciare quasi al 30 per cento della mia pensione, e il resto a conguaglio, a fronte di un nulla? Alla fine mi resta in tasca la metà, a fronte di un nulla… Non mi addentro poi nel meccanismo della detrazione delle spese…. Follia esacerbata all’ennesima potenza”.
Formenti, ma ci sarà pure un modello europeo di autonomia che le piacerebbe importare in Lombardia…
“Ogni Paese ha la sua storia. I baschi sono anni che lottano, gli scozzesi non se ne parla, i catalani pure.. i bavaresi, beati loro, hanno comunque sia un sistema federale che gli consente una avanzata autonomia da Berlino, nonostante la capitale cerchi di soffocare chi chiede maggiore autonomia fiscale… Noi siamo alla preistoria. Quando il professor Marco Bassani afferma che l’assistenzialismo ha danneggiato tutti ha ragione: “Nessuno è mai uscito dal sottosviluppo con l’assistenza pubblica”. E ha altrettanto ragione nell’affermare che“un’Europa diversa indicherebbe una retta via a quel mummificato cartello di Stati nazionali che è l’Ue”. Il problema è che la libertà te la devi prendere, non arriva perché sta scritto”.
Quindi l’autodeterminazione è la sola via?
“Sì, il cittadino sta al centro del patto di libertà con lo Stato. E il patto non è solo violato, non c’è per niente. I trasferimenti dal Nord che realizza il 56% circa del Pil verso Roma, sono di 50 miliardi di euro, più o meno quattro manovre finanziarie”.
A maggior ragione, lo Stato non lascerà facilmente al Nord, alla Lombardia, di autodeterminarsi.
“La storia di questi ultimi 30 anni dice che i tentativi non sono mancati. Ma non sono mancati i tradimenti dentro questa battaglia. Ora ne paghiamo le conseguenze. La via proposta dal referendum di Color 44 è concreta e su questo devono misurarsi le forze politiche lombarde. Lì vedremo chi è indipendentista a parole e chi invece per raggiungere la poltrona. C’è poi anche un fiorire di raccolta firme in tutta Europa, come quella lanciata dall’International Comission of European Citizens (ICEC) dal titolo “un milione di firme per l’autodeterminazione”. Ci sono cittadini catalani, veneti, sudtirolesi, scozzesi, baschi, delle Fiandre… Credo si debba fare sistema e non disperdere le energie, tenendo ben presente che non avremo altre opportunità. Avanza una desertificazione pazzesca della democrazia, rischiamo di soccombere, di finire in una riserva. I romani una volta che avevano conquistato le valli e i passi, avevano raggiunto lo scopo. Lasciavano che piccole nicchie di sopravvivenza resistessero, dopo però avere il controllo di tutte le vie di comunicazione. A noi, di diventare riserva, non ci interessa per niente”.
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