L'INDIPENDENZA.
di GIANLUCA MARCHI
Mi viene da ridere, se non ci fosse da piangere, rileggendo le dichiarazioni dei diversi personaggi che in queste settimane, ma soprattutto in questi ultimi giorni, si affollano a gridare le proprie ricette per riportare in vita l’agonizzante economia italiana. Ieri le cronache ci hanno rassegnato gli interventi di Carluccio Sangalli, presidente di Confcommercio, e di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, il primo dei quali ha drammatizzato il prossimo e forse inevitabile aumento dell’Iva come l’inizio della fine e il secondo ha parlato di un Paese sull’orlo del baratro al quale serve assolutamente uno choc fiscale.
Formalmente si tratta di previsioni verosimili e molto probabili. Ma la domanda che viene naturale sia a me che a molti dei nostri lettori è così formulabile: ma questi signori dove sono stati fino a ieri, se non a partecipare alla grande abbuffata – ognuno magari con una posizione un po’ diversa al grande tavolo - dello Stato italico? E poi un secondo interrogativo: ma allo stato dell’arte quello che ora invocate – così come ciò che viene richiesto da tutti coloro che ora si stracciano le vesti davanti a un molto probabile fallimento generale – come pensate si possa ottenere? Perché qua tutti parlano di ricette per salvare il salvabile, ma non c’è nessuno di questi soloni che ci venga a raccontare con quali ingredienti ritengono possano essere cucinate. Anzi, probabilmente gli ingredienti li conoscono, ma toccherebbero troppo da vicino i lori interessi costituiti. La critica vale anche per l’assemblea dei delegati di Confcommercio, che l’eterno andreottiano Sangalli governa da tempo immemore senza che nessuno pensi un attimo a un ricambio: un po’ comodo fischiare il ministro di turno (nel caso il povero Zanonato) perché vi dice che il governo non sa ancora se troverà i soldi per evitare l’aumento dell’iva, dopo aver inseguito tutte le sirene politiche che vi hanno propinato negli ultimi vent’anni.
Abbiamo una macchina statale che, con gli interessi sul debito pubblico astronomico, si avvicina a costare all’incirca 900 miliardi di euro l’anno, abbiamo tasse che sfiorano il 70% sugli utili lordi delle aziende, abbiamo una tassazione reale sulle persone che va ben al di là del 60% dei propri redditi, abbiamo una burocrazia pazzesca, che nessun paese civile al mondo potrebbe nemmeno iniziare a capire, abbiamo una giustizia demenziale che respinge qualsiasi investitore straniero sano di mente, abbiamo i cittadini di 4 regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte) che ogni anno vengono rapinati di alcune migliaia di euro dallo Stato senza ottenere in cambio nulla se non la “soddisfazione” (sic) di mantenere e finanziare i servizi agli abitanti di gran parte delle altre regioni: a fronte di tutto questo sfacelo, i soloni che ogni giorno dispensano soluzioni, a cominciare dai padroni del vapore di Confindustria, che al banchetto discriminato hanno partecipato per decenni (40 miliardi all’anno di contribuzioni varie), ma chi pensano di continuare a prendere per il culo?
Cari i miei amici delle regioni del Nord, come ho già detto e ripetuto, o ci convinciamo che dobbiamo prendere in mano il nostro destino e ribaltare il tavolo, oppure dovremo tacere per sempre. A noi la scelta.
Questo blog è stato creato per condividere in rete quanto credo sia di interesse pubblico
mercoledì 12 giugno 2013
Crisi: tutti sparano calate dopo aver partecipato alla grande abbuffata.
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