Serracchiani esulta ma Fedriga replica: con bocciatura norma si tutelano sprechi
Nell'Italia di Matteo Renzi dove persino Schettino può tenere una lectio magistralis all'Università non ci si può stupire se il Pil peggiora e l'economia va a rotoli. Nell'Italia dell'assistenzialismo e del mantenimento dei privilegi non ci si può stupire se un presidente di Regione, nonché vice del premier, tal Debora Serracchiani, gioisce perché può continuare a evitare i costi standard e quindi proseguire con il regime delle spese secondo romane abitudini. E' accaduto ieri quando l'emendamento della Lega Nord alle riforme, caldeggiato dal relatore Roberto Calderoli per l'allargamento dei costi standard anche alle province e regioni a statuto speciale non va in porto. Serracchiani non si contiene: «evitato il blitz della Lega» esulta. Ma Massimiliano Fedriga, triestino e capogruppo dei deputati non ci sta: «Che le Regioni a statuto speciale debbano attenersi ai costi standard è un pregio, non un blitz contro le autonomie - scandisce l'esponente leghista replicando alla presidente della regione Friuli Venezia Giulia - Non si tratta di tagli alle competenze né tantomeno di tagli alle risorse: semplicemente chiediamo che i soldi dei cittadini vengano spesi con oculatezza e non per finanziare, per esempio, i 'maneggi' di qualche amico della presidente del Friuli Venezia Giulia. È inaccettabile che Serracchiani, invece di combattere gli sprechi, ricordo le 27.000 guardie forestali della Sicilia, individui nei costi standard il nemico. Capisco che la presidente preferisca continuare con la politica romanocentrica renziana che utilizza i soldi dei contribuenti per le campagne elettorali del Pd, noi invece vogliamo che le risorse vengano impiegate per dare servizi e risposte ai cittadini friulani e giuliani e non per garantire lauti stipendi ad amici degli amici». «È incredibile che Serracchiani non veda l'autonomia come mezzo per dare servizi, garanzie e, magari, diminuire le tasse dei cittadini del Friuli Venezia Giulia e invece la voglia intepretare come diritto di sprecare le risorse dovute al sudore e alla fatica dei nostri corregionali. Si vede che la presidente proviene da una cultura ben lontana da quella friuliana e giuliana, una cultura del romano spreco»
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