venerdì 8 agosto 2014

Se arrivano i "profughi" alla Cà Matta, mi dimetto!

Caso accoglienza profughi in città, è battaglia tra Lega e Prefettura. Da una parte il prefetto Francesca Ferrandino che ieri ha rotto il silenzio intimando ai sindaci della Comunità del Parco dei Colli di indire in via «urgente» un’assemblea sulla questione. Dall’altra il vicepresidente del Parco dei Colli ed ex vicesindaco di Ponteranica Santo Giuseppe Minetti, che ieri ha annunciato: «Se li mandano qui alla Cà Matta me ne vado, lascio la poltrona». Il prefetto Ferrandino, in poche righe inviate via fax al presidente del Parco Lucio Marotta, al presidente della Provincia Ettore Pirovano e ai sindaci che fanno capo all’ente Parco, «conferma la necessità per questa Prefettura di poter disporre con urgenza e fino al 29 agosto prossimo della struttura (la Cà Matta, ndr) al fine di ospitare le persone in oggetto». In pratica: si aggirino i cavilli e si sblocchi in tempi rapidi la situazione.
La Lega, nei giorni scorsi, aveva chiesto le dimissioni del presidente del Parco, in quota Forza Italia, Lucio Marotta, reo di aver acconsentito ad accogliere circa 30 rifugiati dall’Africa Occidentale nella foresteria del Parco, la Cà Matta. Dopo il sit-in di protesta di lunedì, a cui aveva partecipato anche il segretario federale della Lega Matteo Salvini, oggi ci sarà il congedo al vetriolo del vicepresidente del Parco Minetti. Il presidente Marotta, rientrato ieri di corsa dalle ferie a Posillipo, aveva in un primo tempo garantito la disponibilità dell’edificio, mentre Minetti aveva ribattuto convocando a sorpresa un Consiglio di gestione andato deserto, cosa che gli aveva permesso di rispondere negativamente alla richiesta della Prefettura. Oggi, con la nuova assemblea dei sindaci riuniti, numeri alla mano (la maggioranza è di centrosinistra, 9 consiglieri su 11), dovrebbe passare un nuovo via libera all’utilizzo della Cà Matta. Un cortocircuito quello tra il presidente del Parco e il suo vice, che potrebbe generare uno strappo tra forzisti e leghisti, anche se alcuni rappresentanti azzurri avevano preso parte al presidio padano.
Il coordinatore provinciale di Forza Italia Alessandro Sorte ieri ha lasciato intendere che il partito prende le distanze da Marotta: «Cominciamo a capire cosa emerge dal consiglio di amministrazione, poi prenderò una posizione forte. Marotta è un ex prefetto, è più uomo delle istituzioni che un politico, non è iscritto a Forza Italia, è un fedele dell’ex sindaco Franco Tentorio, ma non propriamente uno di noi». Minetti intanto non cede: «Probabilmente oggi sarà votato un atto di indirizzo: “Si concede la Cà Matta fino a fine agosto”. Poi si vedrà. Ad oggi io non so da dove provengono questi profughi né quanti sono. Anche da parte del Comune di Bergamo non è mai arrivata una richiesta ufficiale di usare la struttura. Che per regolamento non può accogliere queste persone. I regolamenti non hanno colore politico, se oggi sarà approvata una deroga al regolamento mi dimetterò per coerenza».
Ieri su Marotta il segretario provinciale del Carroccio Daniele Belotti ha detto: «Se vota con noi bene, se si mantiene sulla posizione di partenza continueremo a chiedere che si dimetta». Oggi all’assemblea mancherà il presidente della Provincia Ettore Pirovano: «Ho chiesto ieri, direttamente al sindaco Giorgio Gori, che l’assemblea fosse posticipata alla settimana dell’11 agosto, non volevo mancare per una questione così importante. Mi sembra assurdo - ha detto ieri Pirovano - far rientrare dalle ferie il presidente del Parco e quello della Provincia con un preavviso di un giorno per mettere un timbro a una richiesta del Pd. Evidentemente c’è qualcuno che deve rispondere “sì” alle richieste del prefetto di Milano». Il segretario provinciale del Pd Gabriele Riva ha invece bollato come «inaccettabile quello che sta facendo la Lega, far passare un gesto umanitario contenuto nei numeri come una sorta di invasione. Stiamo discutendo di 270 persone che chiedono asilo politico in una provincia con 242 Comuni».

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