«I lombardi scelgano se restare italiani»
SCONTRO SULL'AUTONOMIA. Pronunciamento shock dell'assemblea che approva un documento presentato dall'Unione Padana e dal Carroccio. Passa la mozione che chiede il referendum come in Veneto per l'autodeterminazione Pdl con la Lega. No di Pd,Udc e Idv
Lancette del tempo indietro tutta: alla Lega indipendentista, alla Lega che non pensava alle macroregioni ma solo alla Lombardia, al massimo alla Padania. Indietro alle origini, insomma, ai proclami secessionisti, alla autodeterminazione del popolo lombardo. Sì alla autodeterminazione: è la parola che è risuonata, ma non è una novità, ieri in consglio comunale. La differenza, quindi la novità, stavolta è che è stata calata in un atto ufficiale, in una mozione che è una scelta precisa di campo che si assume il Broletto. La Provincia di Brescia chiede un referendum sulla autodeterminazione della Lombardia, mette in discussione la sua annessione allo stato italiano risorgimentale - un altro più forte giro dell'orologio della storia. Il promotore però non è un legista nel senso di Lega di Maroni, ma Giulio Arrighini, transfuga spesso molto critico col partito fondato da Bossi, e leader dell'Unione Padana; ma il Carroccio si è associato, i consiglieri lumbard hanno apposto di slancio la loro firma al documento. Che però sarebbe rimasto la solita mozione degli affetti leghisti, la solita carta dei sogni se non fosse che stavolta il Pdl, perfino Fratelli d'Italia che il tricolore l'ha nel simbolo e nel nome, si sono schierati con gli alleati in Broletto e avversari a Roma. E allora si sono sentiti Manuel Piona e Diego Invernici dire che il referendum come in Scozia, come in Catalogna, è giusto, e che sia il Consiglio regionale a valutare se i lombardi vogliono arrivare perfino all'indipendenza. STAVOLTA la determinazione autonomista insomma non è rimasta circoscritta, i cosiddetti moderati non si sono limitati a pensare che più tasse debbano restare sul territorio e che sì, è vero, la Lombardia allo stato centrale dà più di quanto riceva... Stavolta non ci sono stati «ma». Il centrodestra ha votato compatto un principio che più leghista non potrebbe essere, quello fondante del distacco da Roma anche se nella formula «soft», da manuale di diritto, della autodeterminazione e non in quella dura e cruda della secessione, lasciata solo sullo sfondo. Al vento secessionista ha opposto il suo voto contrario l'intera minoranza, il Pd, l'Idv, l'Udc. Ma non è bastato, ovviamente. Diego Peli (Pd) ha sottolineato che a sentire la Lega prima si doveva morire per la secessione padana, poi per il federalismo, poi andavano bene anche le macroregioni, ora siamo alla Lombardia come la Scozia: «questa si chiama confusione» «E sì che sono stati al governo». «Sono molto soddisfatto - ha comentato il capogruppo della Lega Formentini -perché quello di Brescia è il primo Consiglio provinciale lombardo a esprimersi positivamente sul referendum». LA MOZIONE sull'autodeterminazione è passata 20 a favore, un astenuto, 8 contrari. E ad Arrighini che ha svolto una "lectio" sull'autodeterminazione dei popoli e alla Lega Nord si è unito il presidente Daniele Molgora in una foto di gruppo con bandiere lombarde bianche e croce rossa di San Giorgio. Resta l'impressione di un centrodestra che ancora nei momenti critici tende a cercare la molla nelle posizioni leghiste. L'idea è quella di seguire la strada già percorsa dal Veneto, che il 30 luglio discuterà in Consiglio regionale proprio l'indizione di una consultazione del genere. Alla base dell'iniziativa bresciana c'è il comitato Color44, associazione apartitica che fa riferimento alla risoluzione 44 approvata il 28 Novembre 2012 dal Consiglio Regionale del Veneto.
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