Oggi è un giorno particolare per
Trieste, per il Friuli, per le terre del litorale adriatico coinvolte
in tutte le guerre del XX secolo. Da un lato si celebra la "
Giornata del Ricordo dei Massacri delle foibe ed Esodo giuliano-dalmata",
voluta dalle istituzioni italiane per ricordare i tragici fatti
avvenuti nel periodo finale della Seconda Guerra Mondiale e nei mesi
immediatamente successivi al termine del conflitto. Dall'altro lato,
oggi scade l'ultimatum lanciato dal Movimento Trieste Libera alle stesse
istituzioni italiane, per ottemperare alle disposizioni dell'Allegato
VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, con cui la medesima
Seconda Guerra Mondiale si chiuse formalmente e con cui i Paesi
vincitori stabilirono che la città litoranea avrebbe dovuto diventare
uno stato indipendente (il famoso Territorio Libero di Trieste), dotato
di un Porto Franco Internazionale. Se siamo qui a parlare di un
ultimatum, è perchè quelle disposizioni sono state violate apertamente,
nel corso degli ultimi decenni, dalla Repubblica italiana, che invece di
rispettare lo status indipendente e franco di Trieste e del suo porto,
ha al contrario occupato militarmente la città, annettendosela e
imponendo la propria tassazione tirannica.
Impossibile non notare un curioso nesso
temporale, fra le due ricorrenze odierne. Ma non si tratta di un nesso
casuale, bensì causale. Se gli Alleati pretesero e stabilirono per
Trieste la condizione di città-stato, condizione di cui i nuovi
indipendentisti triestini chiedono giustamente il ripristino, ciò fu
dovuto proprio ai tragici avvenimenti occorsi in Friuli, in Istria, in
Dalmazia, nella stessa capitale emporiale mitteleuropea e in tanti altri
territori vicini, a cominciare dalla Slovenia. E se oggi ricordiamo la
tragedia delle foibe e gli orrori delle pulizie etniche (si badi bene,
reciproche) avvenute a metà del secolo scorso, ciò si deve innanzitutto
al nefasto nazionalismo italiano che trasformò una terra, multietnica da
secoli, in un laboratorio criminale per la definizione di confini
statuali rigidi e fondati sulla razza. Lo stato italiano e il concetto
di italianità etnica hanno violentato l'anima di Trieste e le menti di
tantissimi abitanti di quelle splendide terre, accendendo il demone
della follia centralista, imperialista e nazionalfascista in chi aveva
conosciuto le mille opportunità di un sistema amministrativo plurale,
fondato prevalentemente sui commerci e sul libero scambio, non
sull'appartenenza a questa o a quella gente.

Ecco
perchè oggi, se ha un senso ricordare quanto accaduto allora, ha senso
soprattutto capire il perchè ciò sia avvenuto, non soltanto per non
ripetere gli stessi errori -bando al concetto di omogeneità etnica quale
metro per definire i confini statuali e bando ai confini rigidi
tout court-, ma anche per
partecipare
alla (ri)costruzione di un'Europa diversa, più elvetica e
mitteleuropea. Cominciando proprio dal Territorio Libero di Trieste,
speranza per tutti noi che ci battiamo per la libertà.
In questa occasione siamo pertanto lieti
di presentare ai nostri lettori il comunicato stampa del movimento
Autodeterminazione delle Nazioni Friulane e del Litorale, emesso in
occasione dell'odierna "Giornata del Ricordo". Un comunicato meritevole
di attenzione, capace di esprimere bene la complessità della vicenda e,
soprattutto, di offrire il giusto sguardo verso il futuro. Buona
lettura. (Alex Storti)
Nessun commento:
Posta un commento