lunedì 10 febbraio 2014

Oggi è un giorno particolare per Trieste, per il Friuli, per le terre del litorale adriatico coinvolte in tutte le guerre del XX secolo. Da un lato si celebra la "Giornata del Ricordo dei Massacri delle foibe ed Esodo giuliano-dalmata", voluta dalle istituzioni italiane per ricordare i tragici fatti avvenuti nel periodo finale della Seconda Guerra Mondiale e nei mesi immediatamente successivi al termine del conflitto. Dall'altro lato, oggi scade l'ultimatum lanciato dal Movimento Trieste Libera alle stesse istituzioni italiane, per ottemperare alle disposizioni dell'Allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, con cui la medesima Seconda Guerra Mondiale si chiuse formalmente e con cui i Paesi vincitori stabilirono che la città litoranea avrebbe dovuto diventare uno stato indipendente (il famoso Territorio Libero di Trieste), dotato di un Porto Franco Internazionale. Se siamo qui a parlare di un ultimatum, è perchè quelle disposizioni sono state violate apertamente, nel corso degli ultimi decenni, dalla Repubblica italiana, che invece di rispettare lo status indipendente e franco di Trieste e del suo porto, ha al contrario occupato militarmente la città, annettendosela e imponendo la propria tassazione tirannica.
Impossibile non notare un curioso nesso temporale, fra le due ricorrenze odierne. Ma non si tratta di un nesso casuale, bensì causale. Se gli Alleati pretesero e stabilirono per Trieste la condizione di città-stato, condizione di cui i nuovi indipendentisti triestini chiedono giustamente il ripristino, ciò fu dovuto proprio ai tragici avvenimenti occorsi in Friuli, in Istria, in Dalmazia, nella stessa capitale emporiale mitteleuropea e in tanti altri territori vicini, a cominciare dalla Slovenia. E se oggi ricordiamo la tragedia delle foibe e gli orrori delle pulizie etniche (si badi bene, reciproche) avvenute a metà del secolo scorso, ciò si deve innanzitutto al nefasto nazionalismo italiano che trasformò una terra, multietnica da secoli, in un laboratorio criminale per la definizione di confini statuali rigidi e fondati sulla razza. Lo stato italiano e il concetto di italianità etnica hanno violentato l'anima di Trieste e le menti di tantissimi abitanti di quelle splendide terre, accendendo il demone della follia centralista, imperialista e nazionalfascista in chi aveva conosciuto le mille opportunità di un sistema amministrativo plurale, fondato prevalentemente sui commerci e sul libero scambio, non sull'appartenenza a questa o a quella gente.
Ecco perchè oggi, se ha un senso ricordare quanto accaduto allora, ha senso soprattutto capire il perchè ciò sia avvenuto, non soltanto per non ripetere gli stessi errori -bando al concetto di omogeneità etnica quale metro per definire i confini statuali e bando ai confini rigidi tout court-, ma anche per partecipare alla (ri)costruzione di un'Europa diversa, più elvetica e mitteleuropea. Cominciando proprio dal Territorio Libero di Trieste, speranza per tutti noi che ci battiamo per la libertà.
In questa occasione siamo pertanto lieti di presentare ai nostri lettori il comunicato stampa del movimento Autodeterminazione delle Nazioni Friulane e del Litorale, emesso in occasione dell'odierna "Giornata del Ricordo". Un comunicato meritevole di attenzione, capace di esprimere bene la complessità della vicenda e, soprattutto, di offrire il giusto sguardo verso il futuro. Buona lettura. (Alex Storti)

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