Scandalo Lusi? Dimenticato. La defunta Margherita continua a ricevere rimborsi, e il Pd donazioni pure dalla Montepaschi
Ci sono partiti come la Lega, che vengono travolti dagli scandali sull’utilizzo dei rimborsi elettorali e se ne vergognano, promettono pulizia interna e pagano dazio alle elezioni. Ci sono invece partiti che non battono ciglio e continuano come se niente fosse, nonostante per un (troppo) breve periodo siano finiti nell’occhio del ciclone. Parliamo ad esempio della defunta Margherita, ora confluita nel Pd, travolta dal dimenticato scandalo del tesoriere Lusi. Si saranno dati una regolata?
Ma neanche per sogno. Continuano come se nulla fosse accaduto, ben sapendo che intanto non saranno puniti da un elettorato particolarmente fedele e dotato di ben poco senso critico.
Gli uffici della tesoreria della Camera registrano tutti i rimborsi pubblici e finanziamenti privati elargiti ai partiti a partire dalla somma di 50.000 euro. Attualmente, sono di pubblico dominio quelli percepiti nell’anno 2011 e fino alla fine del mese di aprile 2012.
E così si viene a scoprire che La Margherita, partito come detto ormai defunto, lo scorso 23 marzo ha incassato altri 257.419 euro dal comitato “Ulivo 2006″, creato per le elezioni di sei anni fa.
Alla faccia dello scandalo Lusi, che non ha minimamente imbarazzato i vertici né dell’allora Margherita (Rutelli) né dell’attuale Pd, il partito ormai inesistente ma ancora ben presente nei registri contabili continua a percepire discrete somme.
Con buona pace di chi vorrebbe tagliare l’ultima tranche di rimborsi elettorali delle elezioni 2008.
Ma non è solo La Margherita ad aver ricevuto soldi dal comitato “Ulivo 2006″ lo scorso 23 marzo, a “scandalo Lusi” già esploso: ai Ds ne sono stati corrisposti il doppio, ossia 420mila euro.
Ma oltre ai “finanziamenti pubblici”, ci sono le donazioni private. E le scoperte sono interessanti: l’allora presidente della banca Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, assieme al suo vice Ernesto Rabizzi ha donato la tutt’altro che banale cifra di 149mila euro al Pd di Siena.
Eppure la banca Monte dei Paschi non sembra godere di ottima salute, stando alle cronache di questi giorni. Perquisizioni della finanza, fascicoli aperti, indagini della Procura sui fondi per acquisire Antonveneta. Persino ventilati problemi di bilancio, eppure Giuseppe Mussari, presidente dell’istituto bancario fino ad un mese fa, sostituito da Alessandro Profumo, i soldi da donare al Pd li ha trovati eccome.
Si sa, il binomio Montepaschi-Pd ha costruito la fabbrica del consenso a Siena.
E anche a Padova il Pd usufruisce di un insospettabile alleato: Acegas-aps, che ha donato al partito 54mila euro.
Acegas-aps Padova-Trieste è una società partecipata, ai cittadini di Padova che non votano Pd certo non piacerebbe sapere che i soldi delle loro bollette servono a finanziare un partito politico anziché a migliorare i servizi. Un finanziamento pubblico mascherato da donazione privata? Proprio per questo l’amministratore delegato dell’azienda, Cesare Pillon, ha sentito il bisogno di precisare che quei soldi li ha donati lui, di tasca sua, nel 2011. E che non sono soldi di Acegas. Cesare Pillon, in effetti, è iscritto al Pd.
Il problema è che nell’elenco della tesoreria della Camera non compare mai il nome di Cesare Pillon, ma è riportato come “ricevente” il Pd di Padova, e come erogante “Acegas-aps Padova-Trieste”.
Un errore? Una “svista di impostazione”, come rivelato dal tesoriere del Pd di Padova Giansandro Todescan? ”Anziché dichiarare giunti dal conto corrente privato del cittadino Cesare Pillon quei 54mila euro, il partito li ha dichiarati provenienti da Pillon sì, ma aggiungendovi la carica di ad di AcegasAps”.
Sarà…
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